Vi è mai capitato di svegliarvi con un forte mal di gola e vedere salire la febbre? A quel punto, la domanda sorge spontanea: “E se fossero placche alla gola, come riconoscerle?”.
Si tratta di un irritazione della gola più comune di quanto si pensa: secondo i dati del Ministero della Salute, oltre il 60% delle infezioni del tratto respiratorio superiore nei bambini e negli adulti è causato da faringiti e tonsilliti, spesso accompagnate da placche bianche.
Ma cosa sono esattamente le placche alla gola? E come possiamo riconoscerle in modo da poterle curare al meglio?
Cosa sono le placche alla gola?
Le placche alla gola sono accumuli di materiale biancastro o giallastro che si formano generalmente sulle tonsille, ma possono interessare anche la parete posteriore della faringe. Si tratta di residui cellulari, pus o secrezioni che derivano da un processo infiammatorio, a sua volta causato da un’infezione.
Nella maggior parte dei casi sono ben visibili, poiché le macchie bianche si stagliano con chiarezza contro le pareti rosa della gola.
È importante sapere che le placche alla gola non sono una malattia, ma il sintomo di una patologia che può avere origini di diverso tipo. Le cause più comuni delle placche alla gola includono:
- infezioni batteriche – la più comune è la faringite da streptococco beta-emolitico di gruppo A.
- infezioni virali – in questo caso, la causa più comune è la mononucleosi o il virus dell’influenza.
- tonsillite acuta – si manifesta con placche sulle tonsille.
- candidosi orale – meno comune, affligge soprattutto i soggetti immunodepressi e i bambini piccoli.
Sebbene le placche bianche in gola siano spesso ben visibili, la loro presenza può essere suggerita anche da diversi sintomi, che non vanno mai sottovalutati.
Come riconoscerle e curarle?
Quando si parla di placche alla gola, riconoscerle è un imperativo, perché se causate da batteri o virus, possono essere contagiose ed è necessario intervenire tempestivamente. Tra i più comuni sintomi delle placche alla gola, ricordiamo:
- mal di gola intenso, spesso localizzato su un solo lato
- difficoltà a deglutire anche la semplice saliva
- alito cattivo e sensazione di corpo estraneo in gola
- febbre, spesso molto alta
- ingrossamento dei linfonodi del collo
- mal di testa
La cura per le placche alla gola non è univoca e dipende dalla causa, che può essere virale o batterica. Nel primo caso, infatti, c’è poco da fare, se non riposare e assumere antipiretici per alleviare i sintomi e abbassare la febbre. Nel caso di infezioni batteriche alla gola, invece, serve una diagnosi medica, a cui segue la prescrizione dell’antibiotico più adatto.
Cure e alimentazione per placche alla gola
Come abbiamo visto, riconoscere le placche alla gola e individuare la loro causa, è indispensabile per stabilire la cura.
Per prima cosa, è importante rimanere ben idratati e riposare molto. Se il mal di gola è molto accentuato, si può ricorrere a gargarismi per disinfettare la gola e ridurre l’infiammazione, mentre paracetamolo e ibuprofene sono indispensabili per tenere la febbre sotto controllo.
Ma c’è anche qualcos’altro che può aiutare: l’alimentazione. Di sicuro hai già intuito che cibi piccanti, caldi e acidi non aiutano di certo la gola infiammata. Inoltre, le proprietà di alcuni alimenti possono aiutare:
- la camomilla sprigiona un interessante effetto lenitivo, che aiuta a “sfiammare” la gola.
- il miele, oltre a donare sollievo, sprigiona proprietà antibatteriche.
- zenzero e curcuma sono noti per la loro azione antinfiammatoria.
- gli agrumi sono ricchi di vitamina C, la quale concorre a combattere l’infezione.
Ovviamente tutti i pasti devono essere a base di alimenti morbidi e facili da deglutire, nonché serviti a temperatura ambiente, per evitare di irritare la gola già compromessa dall’infezione.
Anche se le placche alla gola sono un problema correlato per lo più alle vie aeree, talvolta possono essere un indizio di scarsa igiene orale: se non si lavano i denti con regolarità, infatti, i batteri patogeni che si formano nella bocca possono trasferirsi nelle tonsille, che poi sviluppano l’infezione.
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